La solitaria e coraggiosa scelta dei ticinesi

“Prima i nostri” è stata approvata a grande maggioranza dai ticinesi. Se per il 9 febbraio si poteva forse parlare di un “messaggio” verso Berna, oggi non è più così. I ticinesi hanno riconfermato a gran voce attraverso lo strumento democratico il loro malessere per la situazione del mercato del lavoro attuale, e hanno scelto, in controtendenza con la classe politica svizzera, di chiedere nuovamente forti misure a tutela del lavoro, ben consapevoli di andare in contrasto con gli accordi della libera circolazione delle persone.

Ma l’accordo della libera circolazione delle persone serve veramente? Forse sì, ma a fronte del voto di domenica occorre mettere dei nuovi paletti per garantire una protezione del nostro mercato del lavoro. Il consiglio nazionale ha recentemente approvato la versione light della legge di attuazione del 9 febbraio, che non prevede tetti, contingenti e preferenza indigena, ma solo delle misure correttive e delle dichiarazioni di intenti, dimenticando completamente il volere del popolo svizzero.

Con questa soluzione all’acqua di rose sembrava che il parlamento fosse riuscito a mettere un po’ di acqua sul fuoco, ma i ticinesi con una solitaria e coraggiosa scelta hanno dimostrato di volere di più e di essere stufi dei giochi di potere di palazzo per difendere gli interessi dell’Unione Europea.

La strada verso l’attuazione dell’iniziativa “Prima i nostri” è ancora lunga e molto ripida, tutti diranno che non si può fare, che gli svantaggi sono più dei vantaggi, che le perdite economiche per il nostro cantone saranno enormi, e i nostri politici locali cercheranno come il consiglio nazionale ancora una volta di trovare un compromesso (che di compromesso non avrà nulla) per cercare di mantenere invariata la situazione. Ma questo non dovrà succedere!

Il significato del voto ticinese è ora molto chiaro: spetta ora al nostro governo e al nostro parlamento trovare una soluzione per l’attuazione del volere dei ticinesi. Bisognerà scontrarsi con Berna, con la Lombardia, con l’Unione Europea ma non bisogna assolutamente permettere che i nostri politici abbassino le braghe a queste forze, perché il ticinese ha dimostrato di essere determinato e sicuro delle sue scelte, e non si farà prendere in giro nuovamente, e così deve fare pure il suo rappresentante politico.

I ticinesi hanno dimostrato di voler decidere in casa propria, senza cedere alle pressioni di nessuno. Ora gli altri partiti devono accettare questo fatto e impegnarsi a lavorare in modo costruttivo per permettere la piena applicazione dell’iniziativa per portare così a un miglioramento effettivo (e non solo cartaceo) del mercato del lavoro ticinese.

 

 

Articolo apparso sul CdT e su Ticinonews