Allocuzione ufficiale del primo d’agosto, Agriturismo Il Caraccio, Castel San Pietro
Caro presidente,
Cari municipali e consiglieri comunali,
ma soprattutto care amiche e cari amici dell’UDC Ticino,
È per me un grande onore, ma soprattutto un piacere personale, poter festeggiare con voi il Primo di Agosto, e di tenere qui, nel bellissimo agriturismo della famiglia Prada, la mia primissima allocuzione del primo d’agosto.
Ammetto di essere rimasto molto lusingato e sorpreso quando il nostro presidente Piero Marchesi lo scorso mese di giugno mi chiese se volessi tenere io il discorso ufficiale alla nostra festa per il natale della patria. Come potevo dire di no, come potevo rifiutare questa occasione per un evento così importante per il nostro paese?
Non vi nascondo però, che man mano che la festa di oggi si avvicinava, le mie emozioni e la mia euforia hanno presto lasciato posto ad una preoccupazione: ma cosa posso raccontare, per ben 10 minuti, a tutti voi qui presenti oggi?
Avrei potuto preparare un discorso classico, che inneggia alle tradizioni del nostro paese, parlando di Winkerlied, Guglielmo Tell e del Grütli, ricordando le glorie e i valori del nostro passato. Queste però sono le riflessioni che fanno tutti, e forse come giovane avrei dovuto cogliere la palla al balzo, “rivoluzionando” se così si può dire il primo d’agosto e parlandovi un po’ di futuro, a me tanto caro.
Poi ho iniziato a chiedermi, che tipo di futuro la nostra società sta costruendo per noi giovani. Ponendomi questo quesito, ho iniziato a ricercare un po’ in rete le notizie legate al nostro territorio e al futuro, e non posso nascondervi care amiche e cari amici, che quello che ho trovato mi ha lasciato alquanto perplesso.
Titolano i giornali in prima pagina:
“In futuro, in Svizzera ci sposteremo tutti utilizzando unicamente la mobilità elettrica”
“In futuro, in Svizzera, sarà obbligatorio avere dei bagni per i transgender”
“In futuro, in Svizzera, bisognerà scrivere gli aggettivi senza specificare il genere, utilizzando un asterisco”
“In futuro in Svizzera, sarà vietato utilizzare i fuochi d’artificio per festeggiare il primo d’agosto”
“In futuro in Svizzera pagheremo ancora più tasse”
“In futuro, in Svizzera i bianchi non potranno più portare capelli rasta e suonare il reagge”
E poi mi sono soffermato sui titoli più piccoli, quelli che non accaparrano click, che spesso troviamo in fondo o nell’angolino della pagina, che sono indicatori di una realtà ben più preoccupante:
“In futuro (anzi, già questo inverno) in Svizzera ci sarà penuria di energia”
“In futuro, sempre meno giovani torneranno a lavorare in Ticino”
“In futuro, i lupi saranno sempre di più e busseranno alle nostre porte”
“In futuro, i lavoratori qualificati guadagneranno sempre meno, e i non qualificati sempre di più”
“In futuro, in Ticino ci saranno più nuovi immigrati che nascite”
In futuro, non vedo così chiaramente un futuro per i giovani (ma non solo!) del nostro cantone.
E leggendo questi titoli ho capito. Ho capito che non aveva senso oggi parlarvi di futuro, perché nessuno di noi vorrebbe vivere in questo futuro fatto di privazioni, sofferenza e povertà. Un futuro dove delle minoranze vanno a dettare agli altri come vivere e come comportarsi, dove il principio democratico della “maggioranza vince sempre” viene sempre messo più in discussione. Un futuro, dove la gauche caviar che vive nelle comodità delle città va ad imporre a contadini, agricoltori, cacciatori e lavoratori come fare il loro lavoro. Io questo futuro dispotico rosso-verde non lo voglio!
Quindi ho deciso di parlarvi oggi del PRESENTE. Sì, di presente. Perché il futuro che ha scritto la sinistra rosso verde per noi non è giusto, non ci piace, anzi, dovrebbe farci paura. Quindi abbiamo una sola possibilità per scampare a questo scenario: agire ora, agire oggi, nel presente, cercando di influenzare con le nostre azioni il futuro che lasceremo non solo alla mia di generazione, ma a tutte quelle future.
E come fare ciò?
Qui rientra in campo il passato, che ho ingiustamente saltato a piedi pari all’inizio. Sì, perché il passato ci dice chi siamo, da dove veniamo, e dove possiamo arrivare. I valori dei nostri padri fondatori sono quei valori che ci hanno permesso di prosperare come paese, e se la ricetta ha già funzionato negli ultimi 1000 anni, perché non utilizzarla anche per il futuro?
Ma quali sono questi valori guida? Non sono dei valori superficiali, temporanei, come quelli che usa la sinistra, ma dei valori profondi, che racchiudono in sé tutta una serie di passioni, sacrifici ma anche possibilità. Questi valori si possono tranquillamente riassumere con due parole: patria e libertà.
Essere patrioti (oggi sembra quasi diventata una parolaccia) significa tenere al proprio territorio, alle proprie tradizioni, alle proprie radici. Con dei piccoli gesti quotidiani ognuno di noi può dimostrare di essere un patriota: acquistare prodotti locali, utilizzare i servizi di artigiani ticinesi, fare le vacanze nel nostro bellissimo paese, dare lavoro a giovani e residenti, pagare il giusto salario per permettere a tutti di costruire una famiglia nel nostro cantone, ecc ecc. Con questi piccoli gesti, senza scendere per forza ad urlare nelle piazze, possiamo davvero fare una differenza, cambiando concretamente il nostro presente.
Questo però è possibile se e solo se siamo liberi. Dobbiamo essere liberi per essere patrioti. Purtroppo, oggi, sempre più attori cercano di limitare le nostre libertà, di prescriverci come comportarci, senza neanche conoscerci, senza neanche avere un po’ di cognizione di causa. Il primo esempio che conosciamo tutti è l’Unione Europea, che di imposizioni alla Svizzera ne ha fatto una vera e propria crociata. Poi ci sono i partiti tradizionali, che si sono adeguati a questo comportamento anti-svizzera del gigante europeo senza neanche combattere. Poi, non possiamo dimenticare la sinistra, quelli che comodamente dietro una tastiera o dal loro salottino vengono a sbraitarci su lavori o modi di vivere che non hanno mai provato una volta in vita loro e che dell’ideologia woke, fatta di divieti, intolleranza e incoerenza, hanno fatto un mantra.
Senza libertà, non c’è democrazia. Ma la nostra democrazia non può morire a causa del “politically correct” e delle minoranze che si sono erette a maggioranze, che non ci permettono più di dire liberamente ciò che pensiamo, e di essere ciò che siamo.
Ecco perché prima di essere patrioti, dobbiamo essere liberi. E per essere liberi, ci rimane una sola cosa da fare: sostenere con convinzione l’UDC, perché è l’unico partito che in questo paese si batte per questi valori, i valori che davvero contano, i valori che davvero possono fare una differenza.
Usiamo i valori del passato, patria e libertà, per cambiare in modo costruttivo il presente. Ed allora si che torneremo più serenamente, a parlare anche di FUTURO. Del nostro futuro, del futuro che ci appartiene, del futuro che ci meritiamo. Della nostra vita.
Viva la Svizzera, viva il Ticino, viva l’UDC e buon primo d’agosto a tutti!
Diego Baratti
Presidente Giovani UDC Ticino
Municipale di Ponte Capriasca